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Pil'njak, Boris Andreevič.

Pseudonimo di Boris Andreevič Vogau. Scrittore russo. Fervente sostenitore del movimento rivoluzionario russo, godette di enorme popolarità dopo il 1917: i suoi primi racconti comparvero nel 1919 e il suo primo romanzo, L'anno nudo (1921), fu considerato dalla critica il primo vero romanzo "sovietico''. Vi presentò, infatti, gli eventi della rivoluzione come fasi necessarie al rinnovamento dello spirito nazionale slavo e della tradizione contadina e, nel contempo, come liberazione dagli influssi del classicismo occidentale e come impulso irresistibile verso le avanguardie tecnologiche del progresso. Perennemente sospeso, quindi, tra una romantica nostalgia del passato e gli ideali rivoluzionari, espresse questo conflitto attraverso uno stile narrativo particolare: usò la tecnica del montaggio, accostando frammenti narrativi classici e realistici. Dal 1923 al 1932 fece parte del circolo letterario dei Compagni di strada; a questo periodo appartengono i racconti Ivan e Mar'ja (1923) e La terza capitale (1923); i romanzi Macchine e lupi (1925) e Storia della luna che non fu spenta (1927). Il racconto Mogano (1929) gli valse l'espulsione dal circolo degli scrittori, nonostante i suoi tentativi di riabilitazione con lo scritto Il Volga si getta nel Caspio (1930). Nel 1937 scrisse il suo ultimo romanzo, Il magazzino del sale, rimasto inedito, a seguito dell'arresto avvenuto nello stesso anno. Da quel momento si perdono le tracce di P.: probabilmente fu deportato in Siberia. Riabilitato nel 1956, la ripubblicazione delle sue opere iniziò solo nel 1976 (Možajsk, Mosca 1894 - Siberia 1941 circa).